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Come scegliere la prima canoa o kayak: dimensioni e forma

Come scegliere la prima canoa o kayak: dimensioni e forma published on

P1170528 Di solito scrivo per gli addetti ai lavori, ossia persone che, per un verso o per l’altro, con diversi livelli di esperienza, appartengono però già al mondo degli sport “di pagaia”. Mi capita però sempre più spesso di vedere, sui gruppi social dedicati, le domande di completi neofiti, che intendono avvicinarsi al nostro mondo, magari con l’acquisto di un’imbarcazione, ma con una confusione completa riguardo a cosa acquistare e perché.

Ho deciso quindi di dedicare una serie di articoli a quelle che sono le cose da sapere e i requisiti da tenere presente per non essere delusi da un acquisto errato. Naturalmente vale sempre il consiglio, preliminare, di frequentare un corso, in modo da poter provare vari modelli e ricevere una formazione adeguata. Ma qui purtroppo si incontra il primo scoglio: non tutti coloro che offrono corsi o lezioni sono qualificati, e anche tra i qualificati non tutti hanno la stessa qualifica e la stessa preparazione… Bisognerà quindi prestare molta attenzione anche in questo caso; ultimamente le federazioni o associazioni che propongono i loro titoli e i loro percorsi formativi si sono moltiplicate, ma non tutte offrono un livello di preparazione adeguato. Tralasciando comunque questo argomento, che sarà magari trattato in un altro articolo, concentriamoci sulla scelta dell’imbarcazione.
La prima, assolutamente primissima cosa da sapere, quando si pensa all’acquisto di una canoa o kayak è: quale uso ne voglio fare? Ogni canoa o kayak, così come ogni bicicletta, paio di sci o automobile è progettata per un uso specifico. Alcuni escludono espressamente un determinato utilizzo, altri lo consentono, ma con risultati molto scarsi o deludenti. Per spiegarmi più chiaramente farò degli esempi: è praticamente impossibile scendere su un sentiero da downhill con una bici stradale o affrontare un percorso sterrato e accidentato con un’auto sportiva; viceversa è possibile andare in autostrada con un fuoristrada, o su strada con una bmx, ma i risultati non saranno certo ideali: maggior consumo di carburante o fatica, minor efficienza e velocità. Negli sport di pagaia è la stessa cosa: è praticamente impossibile affrontare un ripido e manovriero torrente alpino o appenninico con un surfski da 6 mt. o con un kayak da mare dotato di chiglia o una canoa polinesiana con bilanciere; viceversa potrò sguazzare in lago o al mare con un kayak o una canoa da torrente, ma a prezzo di una gran fatica nell’avanzamento, nel mantenere la direzione e nel contrastare l’azione del vento. Ogni imbarcazione è fatta per un determinato ambiente e rende al meglio in quella situazione. Ci sono modelli di compromesso che possono affrontare abbastanza bene diverse situazioni, ma naturalmente non avranno la resa e l’efficienza dei modelli specifici. E’ perciò assolutamente essenziale capire prima di un acquisto quale sarà l’ambito di utilizzo prevalente, ed eventuali fuori programma, ed adeguare la propria scelta ai modelli che presentano i requisiti adatti.

Vediamo ora quali caratteristiche devono avere le imbarcazioni in relazione all’ambiente di utilizzo; in questa carrellata non prenderemo in considerazioni i modelli destinati all’attività agonistica, progettati per un uso specifico e praticanti esperti.
In primo luogo, anche senza ricorrere a formule e coefficienti, sarà bene specificare che la velocità e l’efficienza di un’imbarcazione è sempre direttamente proporzionale alla lunghezza e inversamente proporzionale alla larghezza. Il rapporto tra larghezza e lunghezza è quindi importantissimo per l’efficienza del mezzo. Avere un mezzo efficiente significa non solo andare più veloce (qualità relativa che a molti può non interessare) ma poter fare più strada con minor sforzo (e questo è invece molto importante). Dice: si ma io voglio allenarmi, faticare un po’ mi va bene. Ok, prendi un secchio e attaccalo dietro alla canoa, ma non metterti a pagaiare in un secchio!
Poiché al di sotto di una certa larghezza non si può andare, perché ciò pregiudicherebbe troppo l’equilibrio, è evidente che se la vostra intenzione è quella di fare lunghe escursioni in lago, mare o fiume tranquillo, dovrete orientarvi su un mezzo non troppo corto.
Naturalmente la lunghezza (insieme ad altre caratteristiche che vedremo) rende l’imbarcazione più ingombrante e difficile da manovrare, ed ecco perché dove è invece cruciale la rapidità di manovra e la maneggevolezza si usano modelli più corti.
Altri fattori che incidono su velocità, direzionalità e manovrabilità sono il disegno e la curvatura longitudinale del fondo. Diremo che uno scafo è direzionale quando tende a proseguire in linea retta sulla rotta impostata, mentre se, smettendo di pagaiare, tende a girare, diremo che è più manovrabile. Uno scafo con una linea di chiglia più piatta, ossia in cui il cui pescaggio è uniforme per tutta la lunghezza e le estremità sono immerse, sarà direzionale. Viceversa uno scafo con una pronunciata curva longitudinale e le estremità sollevate dall’acqua girerà più facilmente.
Riguardo alla sezione trasversale il fondo può essere arrotondato, pianeggiante o con una sezione a V schiacciata, o variazioni e ibridi delle tre tipologie. Le sezioni semicircolari o a V acuta sono molto instabili e destinate all’uso agonistico. Per il turismo si usano sezioni ad arco ribassato o a V con angolo aperto. Eventuali linee di chiglia o nervature longitudinali aumentano la direzionalità, ma diminuiscono l’efficienza.
Se quindi desidero uno scafo direzionale che mi consenta piacevoli e poco faticose escursioni lacustri o marine, potendo pagaiare in scioltezza senza dover correggere continuamente la direzione, mi dovrò orientare su uno scafo con fondo ad arco ribassato o a V ribassata, con poca o nulla curvatura longitudinale (rocker), in modo che anche le estremità siano in acqua, e una discreta lunghezza (da 420 a 550 cm. mediamente). Si può anche scendere un po’ con la lunghezza, ma non consiglierei di scendere sotto i 380 cm.
Se invece voglio un’imbarcazione più maneggevole ed adatta all’acqua mossa dei torrenti, mi orienterò su uno scafo dal fondo pianeggiante o ad arco ribassato, più corto (250 – 360 cm) e dalle estremità sollevate. Con questa imbarcazione però al lago o al mare farò molta fatica e avrò problemi a mantenere la rotta.
Per quanto riguarda la conformazione del fondo possiamo ancora dire che fondi piatti offrono una grande stabilità iniziale (o primaria), e ispirano confidenza ai neofiti, ma diventano più instabili quando inclinati su un fianco (stabilità secondaria). Viceversa i fondi ad arco o a V ribassata, hanno una minore stabilità primaria, e sembrano all’inizio più ballerini, ma acquistano supporto inclinando lo scafo sul fianco quindi hanno una migliore stabilità secondaria.
Inoltre teniamo presente che un fattore importante per l’efficienza dello scafo è la riduzione degli attriti. Poiché come sappiamo il solido che ha il maggior volume interno con la minore superficie (e ovviamente minore superficie a contatto con l’acqua significa meno attrito) è la sfera, quindi una sezione perfettamente semicircolare è quella che garantisce l’attrito minore (ovviamente parliamo di scafi dislocanti, non plananti). Scafi a sezione semicircolare sono molto instabili e si adoperano praticamente solo nell’agonismo, ma una sezione ad arco ribassato è più efficiente di una a V ribassata o piatta.
Vedo inoltre dalle domande che vengono poste sui blog, che molti sono preoccupati dal problema delle dimensioni: se è per una questione di stoccaggio certo le dimensioni possono essere un problema, ma per questioni di trasporto a mio avviso (dopo quasi 35 anni di esperienza) ritengo molto più cruciale il peso.
Nel prossimo articolo ci occuperemo di materiali. State connessi.

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