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Dragorossi DRX

Dragorossi DRX published on

dragorossi-drx-blu-600x600 di Paolo Santoné
Non si tratta di una novità, infatti l’ultimo creeker della casa bergamasca è uscito nella primavera dello scorso anno, ma a causa delle generose dimensioni, che mi sembravano poco adatte alla mia corporatura, non lo avevo mai provato: grave errore. Ma andiamo per ordine e cominciamo ad esaminarne le caratteristiche a secco.

Le specifiche dichiarate sono: lunghezza 274 cm, larghezza 69 cm, volume 360 lt, peso 21 kg. I dati sono sostanzialmente corretti, a parte il peso, che nel modello testato è risultato superiore ai 23 kg. (che sta purtroppo diventando il peso standard per molti creeker).
L’impostazione e le finiture sono sostanzialmente simili ai precedenti modelli DR, ad eccezione del premicosce, completamente ridisegnato, che oggi appare integrato nel pozzetto ed offre un controllo e un confort eccellente anche per paddler di corporatura minuta. Davvero un grande progresso.
Ad un primo sguardo quello che salta all’occhio è la dimensione imponente della parte anteriore: la punta è alta, larga e voluminosa. La larghezza maggiore è situata davanti al pozzetto, mentre la coda appare sfinata (pur mantenendo in assoluto un volume generoso) e quasi sproporzionata rispetto alla parte anteriore. Anche il pozzetto, molto ampio e di facile accesso, è lievemente spostato verso la parte posteriore, di modo che la seduta risulta arretrata rispetto al centro longitudinale dello scafo.
I rail, non molto pronunciati, sono presenti solamente nella parte posteriore del fondo, mentre la parte anteriore è sì planante, ma con spigoli e fianchi arrotondati.
Il rocker è misto: a fasi anteriormente, con uno stacco verso l’alto della punta che ricorda alcuni design di Corran Addison, come Mafia e Big Gun; posteriormente è invece progressivo e continuo. Una soluzione che non si vedeva da un po’ e in contrasto con la maggior parte dei modelli oggi sul mercato che applicano il rocker progressivo su tutto lo scafo o progressivo anteriormente e a fasi posteriormente (vedi ad esempio le Waka Goat e Billy Goat, Steeze, OG, Liquidlogic Alpha, ecc…).
Le maniglie sono quattro (a cui si aggiunge un punto di forza in inox davanti al pozzetto), le solite DR, comode da impugnare ma non particolarmente eleganti e soprattutto pesanti, anche a causa della viteria impiegata, che mi pare esageratamente sovradimensionata. Sarebbe auspicabile che la prossima miglioria del marchio dal drago rampante andasse in questa direzione.

Prova in acqua.
La prima cosa che colpisce è la buona impostazione interna e la sensazione di agilità e maneggevolezza, sorprendenti per uno scafo di queste dimensioni. La stabilità è ottima, tanto primaria quanto secondaria, ma non si avverte quella sensazione di “chiatta” che restituiscono modelli di dimensioni analoghe ma dal fondo più piatto. Nonostante il mio peso leggero (70 kg. equipaggiato e bagnato) non è per niente difficoltoso inclinare la barca sui fianchi, anche senza importanti spostamenti del baricentro, ma solo, correttamente, grazie all’azione dei muscoli di gambe e bacino. Davvero una piacevole sorpresa. Nello stesso tempo metterne in difficoltà l’equilibrio richiede sbilanciamenti importanti.
Velocità e accelerazione sono piuttosto buone per uno scafo di questa larghezza, ma la maneggevolezza e la possibilità di controllare e correggere la direzione, anche all’ultimo momento, sono ottime, sia in acqua piatta sia, soprattutto, in rapida.
Ho provato la DRX su percorsi non estremi (la mia età e le mie condizioni fisiche non me lo permettono più) ma su classici percorsi alpini tanto tecnici (come Germanasca e gole alte della Guil) quanto di volume (come una Gyronde bella gonfia) e l’ho trovata di una facilità quasi imbarazzante. Il kayak si lascia portare agevolmente in velocità con una conduzione sportiva e moderna, ma perdona anche una conduzione meno dinamica e “in difesa”, senza mai scomporsi o mostrare reazioni inaspettate. E’ abbastanza agevole correggere la traiettoria anche all’ultimo momento e in velocità, cosa che non si può dire di molti moderni creeker. Nessun problema nel passaggio di dislivelli e buchi. In questo caso, a causa dell’elevato volume di punta e del baricentro spostato posteriormente, il kayak tende ad impennarsi, ma senza rallentare e continuando sempre la sua corsa in avanti, comportamento comune a molti creeker moderni. Anche in questi casi rimane sempre molto controllabile. Per rovesciarsi bisogna sbagliare proprio di brutto, ma in questo caso la manovra dell’eskimo risulta morbida e facile.
In sintesi non ho riscontrato difetti nel comportamento in acqua di questo kayak, sempre facile, sicuro e prevedibile. Un kayak davvero valido, non solo per paddler pesanti, come suggerirebbe il suo volume, ma anche per paddlers medio leggeri su difficoltà superiori. Il tutto ad un prezzo molto conveniente rispetto alla concorrenza, è infatti l’unico kayak di questa classe e con queste dotazioni di sicurezza che ha un prezzo di listino inferiore ai mille euro; in considerazione di ciò gli si possono tranquillamente perdonare i piccoli difetti (peso, maniglie…) segnalati.

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  • Rapporto qualità prezzo
  • Facilità di conduzione
  • Premicosce
  • Sicurezza
  • Peso (in linea però con la concorrenza)
  • Maniglie

Si ringrazia Diego Zango di Dragorossi per aver agevolato questo test.

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