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Il Freestyle negato e la latitanza della FICK

Il Freestyle negato e la latitanza della FICK published on

Ottie di Paolo Santoné
La scorsa settimana si sono tenuti su un meraviglioso spot del canale di Nottingham i mondiali di “rodeo” o white water freestyle, il nome tecnico della disciplina. Decine di atleti in rappresentanza di (quasi) tutte le nazioni con maggiore tradizione canoistica, che si sono mossi con federazioni, tecnici, fisioterapisti ecc…

Tre gli italiani in gara, a loro spese e non assistiti da nessuno, e nonostante questo Andrea Tosatti è riuscito a conquistare il bronzo nel k1 master dietro a due mostri sacri com EJ e Clay Write. Federazione? Non pervenuta come al solito.
Sono passati ventun’anni da quando partecipai, ai mondiali di Sort in Spagna nel 2001. Anche qui gli atleti italiani si erano presentati a loro spese, senza alcuna assistenza della FICK, che non riconosceva la disciplina, sebbene le più importanti federazioni europee già lo facessero. Samuele Cozzo negli junior e Max Benetton (il più grande rodeista italiano di tutti i tempi) ottennero piazzamenti di prestigio, ma la rappresentanza italiana contava numerosi altri ottimi atleti.
In quegli anni il freestyle era la nuova disciplina emergente da noi, in ritardo rispetto al resto del mondo, e sembrava l’uovo di colombo: sicuro, si poteva praticare in spot ricavati sui canali di pianura, facile da seguire per pubblico e tv, in grado di attrarre i giovani (se avessero occasione di vederlo naturalmente).
Il movimento poi è morto, anzi è stato lasciato morire (forse anche aiutato) dalla FICK, che se ne è sempre pilatescamente lavata le mani. Perché? Ognuno tragga le sue conclusioni.

Non sono stati creati spot, anzi sono spariti quelli che c’erano. Per anni il movimento è andato avanti grazie agli sforzi del Canoa Club Dolomiti di Feltre, del C.C. Turbigo e del C.C. Saluggia (gli unici posti dove esistevano degli spot fruibili) tranne rare estemporanee eccezioni, e alla passione degli atleti che affrontavano trasferte e allenamenti a loro spese.
Non è mai nato un comparto federale dedicato, gli atleti sono stati lasciati a loro stessi e, tranne l’inossidabile Max, il già citato neo bronzo Tosatti e pochi altri, hanno presto abbandonato.
Eppure i risultati non mancavano: in Coppa Europa ci distinguevamo. Max, Mich Bastiano, Roberto Bogazzi, Federico di Coscio, Cristiano Porrini, e altri che mi perdoneranno se non li cito erano atleti che non sfiguravano nei campi di gara europei, spesso in finale. Io stesso in C1, nel 2001 ho vinto due importanti appuntamenti in Francia e mi sono classificato terzo in Coppa Europa. Il settore femminile era più indietro, ma stava crescendo…
Poi tutto è finito.

Dopo vent’anni la FICK è ancora latitante (come per altro nella promozione sul territorio, nella creazione di impianti di allenamento, nella salvaguardia della figura professionale dei Maestri di Canoa ecc.. ecc..), ma ormai il livello internazionale è cresciuto talmente che il gap con gli altri paesi, che ai nostri tempi con passione e impegno avevamo accorciato, appare quasi incolmabile.
Intanto lor signori continuano a crogiolarsi con i successi dei soliti ottimi atleti dello salom, quasi tutti guarda caso provenienti da Ivrea o Valstagna, cioè le uniche località in cui ci sono campi di allenamento.
Sì perché anche nello slalom la federazione pensa più ad autocelebrarsi che a promuovere il settore: siamo l’unica nazione europea che non ha un campo di allenamento artificiale in una grande città (conditio sine qua non per attirare i giovani). Quando ho cominciato, e praticavo slalom e discesa, per la FICK esisteva solo la val di Sole, lì si facevano i corsi per Maestri e lì si dovevano fare gare importanti. Si parlava già di costruire un campo artificiale, ma visto che i responsabili avevano la passione per la Val di Sole (chissà come mai?!) si preferì farlo sul Noce, a Mezzana, deturpandone le sponde per costruire tribune, spogliatoi ecc… tutti ammalorati e in rovina nel giro di pochi anni, passato il primo mondiale. Erano gli anni in cui la rapida della segheria sul Noce veniva definita “il V grado più difficile d’Europa”!! Tanta era l’esperienza internazionale dei nostri “rappresentanti”. Ci sarebbe da rotolarsi, non so se per le risate o per la rabbia.
Ora il vento è cambiato e in FICK stravedono per Ivrea, ed ecco che invece di fare un canale serio, magari con l’acqua non di ghiacciaio, in qualche (possibilmente più d’una) grande città (penso a Roma in primo luogo, ma si potrebbe fare dovunque ci sia un grande fiume di pianura) si è preferito arrangiare alla bell’e meglio il canale già per caso esistente ad Ivrea (che a mio parere non è poi migliorato molto rispetto a 20 anni fa, ma in compenso da gratuito è diventato a pagamento salatissimo, e in cui le temperature invernali non sono certamente miti; In compenso in caso di bagno ci si fa ancora male…).
Se non fossimo in Italia ci sarebbe da scandalizzarsi, ma dal momento che purtroppo siamo cittadini del “bel Paese” questo ci tocca. D’altronde ricordo bene i tempi in cui partecipavo alle gare FICK, i dirigenti in hotel e gli atleti in tenda sotto il diluvio… Anche questa è l’Italia.

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