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Il trasporto del kayak in sicurezza

Il trasporto del kayak in sicurezza published on

Sembra quasi assurdo soffermarsi al giorno d’oggi su un argomento così banale e già ampiamente dibattuto, ma girando per raduni e nelle zone più frequentate dai paddlers, appare evidente che molti non hanno ancora ben chiaro quale sia il sistema migliore per trasportare le imbarcazioni, per non rischiare di provocare incidenti potenzialmente molto pericolosi e per non rovinare i nostri amati attrezzi.

Iniziamo ad esaminare il problema dal punto di vista della sicurezza. Perdere un kayak in autostrada o comunque viaggiando a velocità sostenuta può essere molto pericoloso per chi ci segue. Ma anche una brusca frenata può proiettare l’imbarcazione in avanti, contro il veicolo che ci precede. Naturalmente la prima situazione è potenzialmente molto più pericolosa. Per evitare questo rischio è necessario innanzitutto che le barre di carico, o portapacchi, siano di buona qualità, idonee alla vettura o altro mezzo, adeguatamente robuste e correttamente montate. E’ già capitato infatti che a volare via sia stato non uno o più kayak, ma l’intero portapacchi.
Il secondo passo è quello di legare bene le imbarcazioni. E’ necessario quindi che siano collocate in una posizione il più possibile stabile, che le cinghie o corde utilizzate per assicurale siano più di una, che non si possano allentare e, soprattutto, che vengano passate anche attraverso le maniglie, in modo da evitare che i kayak possano scivolare avanti o indietro. Ormai quasi tutte le barche da creek di ultima generazione hanno maniglie o punti di forza supplementari davanti o dietro al pozzetto, che sono perfetti per questo scopo. Raccomandiamo di passare sempre almeno una cinghia attraverso una di queste maniglie. Viceversa non è necessario strizzare i kayak come delle spugne, come spesso si vede fare. Non è garanzia di una maggiore tenuta e il rischio di danneggiare l’imbarcazione è concreto.

Passiamo quindi al secondo aspetto, quello di salvaguardare il nostro prezioso kayak anche durante il trasporto. Ultimamente, a causa dell’aumento dei volumi e del cambiamento delle linee sulle imbarcazioni da creek si assiste sempre più spesso a kayak legati di piatto, appoggiati sul fondo. Questo avviene perché, essendo le coperte molto arrotondate e gonfie, non è sempre facile trovare una posizione stabile per appoggiare il kayak capovolto. Viceversa il fondo offre una superficie d’appoggio abbastanza pianeggiante. Caricare il kayak in questo modo è però una pessima idea, per svariati motivi: la punta e la coda sollevate offrono molto più attrito all’avanzamento, peggiorando sensibilmente l’aerodinamica e aumentando i consumi; in caso di forte pioggia il kayak si può riempire d’acqua diventando molto pesante (e quindi sottoponendo le cinghie e le barre a maggiori sollecitazioni, specie in caso di frenata decisa); e soprattutto a lungo andare si rovina il fondo, ossia la parte più importante dell’imbarcazione.
Quante volte capita di vedere kayak spremuti come limoni, con le barre che creano due profonde rientranze trasversali nel fondo! Di solito, quando gli si fa notare la cosa, i proprietari alzano le spalle e rispondono che tanto poi ritorna a posto perché il polietilene è elastico… Non è proprio così: è vero che l’elasticità del polietilene gli permette di sopportare piccole deformazioni e di riacquistare la forma originale, specialmente in ambiente caldo, ma è altresì vero che questa non è certo una cura di longevità e che, volta dopo volta, le deformazioni tendono a diventare permanenti e a “spanciare” il fondo del kayak. E così si vedono in giro kayak con il fondo tutto a bozze e saliscendi. Ma come? Hai speso mille e duecento euro per comprarti l’ultimo modello di creeker, per avere le linee più evolute, e nel giro di pochi mesi lo riduci come una pista di motocross?!! E’ chiaro che le prestazioni ne risentono, e anche la longenvità si riduce di molto, infatti a forza di tira e molla la plastica si snerva e perde parte delle sue qualità meccaniche, tenendo a rompersi più facilmente.
Il caso peggiore è quello del kayak appoggiato di piatto sul fondo, assicurato con un’unica cinghia o corda che passa tra le due barre, e tirata allo spasimo. Non è sicuro: perché il tutto è tenuto da una sola cinghia, se si allenta (per esempio perché il kayak scivola in avanti o indietro) o si rompe, l’imbarcazione è subito libera. Non è funzionale: perché le barre sono tenute a sopportare una trazione orizzontale, l’una verso l’altra, per la quale non sono progettate. Non è intelligente: perché il fondo si deforma.
Raccomandiamo quindi di evitare il più possibile di legare il kayak appoggiandolo sul fondo, se non per brevi tragitti, e in questo caso non tirare molto le cinghie, ma passarle invece nelle maniglie.
E’ sempre preferibile legare il kayak appoggiandolo sulla coperta o, se questo non fosse possibile, utilizzare le apposite culle ad U o le barre verticali, che offrono anche la possibilità di caricare più imbarcazioni, affiancandole di taglio. Naturalmente, come detto precedentemente, bisogna utilizzare sempre più di un tirante, non stringere eccessivamente in modo da non provocare la deformazione dello scafo, ma passare attraverso le maniglie.

Due parole ancora sugli strumenti utilizzati per assicurare le imbarcazioni. Vanno bene sia le cinghie da carico con blocco a molla semplice, quelle a cricchetto sono inutili (visto che non dobbiamo tirarle troppo) pesanti e rischiano solo di rovinare i kayak; sia le corde tipo alpinismo, con diametro 4-8 mm. Sono assolutamente da evitare gli elastici con gancio finale, poco sicuri e pericolosi anche nelle operazioni di carico e scarico. Vanno bene invece le corde elastiche vendute a metro (di sezione adeguata, 8-10 mm), a cui avremo avuto cura di creare delle asole alle estremità, per assicurarle alle barre. Le corde elastiche hanno il vantaggio di non rimanere troppo tese e di non allentarsi durante il trasporto, molti storcono il naso, ma se ben utilizzate e ben fissate funzionano molto bene, provare per credere (naturalmente anche in questo caso usarne più di una, anche se si deve legare un solo kayak).
Infine, qualunque tipo di tirante si scelga è sempre necessario ispezionarlo periodicamente, per prevenire eventuali rotture, in particolare le macchinette di blocco delle cinghie, che possono cedere senza preavviso.

L’ultima raccomandazione è quella poi di moderare la velocità, sia per contenere i consumi, che con il carico sul tetto aumentano vertiginosamente, sia per non sollecitare troppo il carico con l’attrito, ricordiamoci sempre che con l’aumentare della velocità le forze a cui è sottoposto il carico aumentano in proporzione esponenziale.

Buon viaggio verso sempre nuove discese.

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