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Malesia: the jungle fever

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Petronas Twin Towersdi Francesco Balducci

Venni rapito dalle immagini dei torrenti incastonati nella pluviselva, allorchè mi ritrovai a navigare sul web alla ricerca di mete esotiche inusuali per soddisfare la mia inesauribile sete di percorsi fluviali nuovi.
Quelle immagini erano state catturate da italiani, da canoisti italiani, di Novara, capitanati da Paolo Guglielmetti che aveva vissuto in Malesia per due anni per lavoro. Il video era affascinante ed evocava avventure salgariane di antica memoria, risalente alla mia infanzia.
Da lì al desiderio di recarmi colà, il passo è stato breve. Sono riuscito così ad insinuarmi nel gruppo, all’inizio chiuso, della nuova spedizione malese, programmata per i primi di dicembre. Partiamo in sette, perché purtroppo Carletto Cereda poco prima si lussa una spalla in torrente. Con Emirates riusciamo ad imbarcare i kayak senza soverchi problemi. L’organizzazione di Paolo è perfetta: sa come muoversi e come ottimizzare tempo e denaro. La tappa a Dubai viene sfruttata per scendere il campo slalom artificiale faraonico di Uadi adventure, in mezzo al deserto, affittando le canoe ed attrezzatura per qualche ora, essendo le nostre dirette a Kuala Lumpur. Molto meglio della gita nel deserto alla visita dei megacentri commerciali di Dubai per ricchi turisti con carta di credito ipertrofica. Siamo canoisti, non turistoni, perbacco! Il percorso slalom non è proprio banale e necessita attenta valutazione per evitare brutte figure in mezzo alle dune. Ragazzi, è uno sballo pagaiare senza giacca d’acqua con 35 gradi e un sole cocente in mezzo alle onde ribollenti, create facendo pervenire l’acqua da 300 km di distanza! Solo con la forza del denaro e del petrolio si possono fare queste cose… Personalmente non amo i canali artificiali e prediligo ciò che la natura crea, ma è comunque esperienza da fare e poi è anche occasione per “steccare” l’unico percorso d’acqua mossa, ancorché artificiale, negli Emirati arabi Uniti.
Arriviamo a Kuala Lumpur e ci accoglie CK, ovvero Sikey (il suo nome malese è impronunciabile) con due fuoristrada e un sorriso smagliante da canoista appassionato. Già oggi stesso ci guiderà sullo SLIM River, un torrente di 3°-4° grado in mezzo alla foresta che percorreremo in due ore e mezza circa, deliziandoci con acqua tiepida, inebriandoci con i profumi intensi e ammirando tutte le sfumature del verde. Questa discesa è fondamentale per toglierci la stanchezza del viaggio e acclimatarci con la Malesia.
Il giorno successivo è la volta dell’upper SUNG KAI, percorso in tre ore, che presenta una goletta dall’aspetto arcigno per la rapida d’entrata con controroccia (IV+) e la rapida di uscita viziata da un grande masso centrale (IV+). Il toboga centrale è invece più spettacolare che difficile (IV).
Lunedi 5 ci rechiamo sul KAMPAR che i locals chiamano anche Gopeng, dal nome della cittadina vicina. Questo è il fiume più facile che abbiamo disceso (III grado con un III+) ma molto bello per il paesaggio. L’imbarco può essere fatto su un affluente, il GORH, che io e Luca abbiamo percorso alcuni giorni dopo, oppure dal ponte del resort caratterizzato da due statue di elefanti ai lati. Le difficoltà cessano al River Bug Center ma noi continuiamo per un paio di km sino al balneario più a valle. Il giorno dopo scenderemo uno dei torrenti più belli della Malesia, il SEDIM, perso nella giungla tra il granito delle rocce e le liane aggettanti dal muro vegetale circostante. Sarà una delle mie più memorabili discese in assoluto, tra le top 30 su 1000, per il divertimento in acqua selvaggia. Un gioiello liquido fatto da salti, scivoli, toboga, colatoi dove l’acqua è la protagonista assoluta e il canoista né è l’interprete. Quasi 4 ore di di IV-IV+V di puro divertimento.
Il PELUS (sulle mappe e sul cartello fluviale) o Perlus secondo i locals, ci accoglie un po’ stanchi il giorno dopo. Decidiamo, anche su consiglio di Sikey , di evitare il tratto alto, molto impegnativo e con l’eventualità di dormire in fiume. Ci imbarchiamo così nel tratto basso, di circa 3 km, con un discreto volume e una successione di rapide tra cui quella a monte di un ponte stradale è la più impegnativa (IV+), seguita da una rottura di pendenza da saltare a sinistra (IV).
Lo sbarco è al paese di Kampung Dawoi.
CK e Paolo ci anticipano che il giorno dopo sarà dedicato al secondo torrente più spettacolare con la rapida più bella di tutta la Malesia: il SUNGAI WOH. L’acqua per fortuna è sufficiente, fugando i timori della notte precedente e sebbene il livello non sia eccezionale ci imbarchiamo allo sbarramento al termine della strada, vicino a un villaggio di capanne abitato da indigeni un po’ schivi. Quasi subito il torrente ci mette alla prova con una rapida contorta che termina con una esse sporca dominata da un controroccia sulla destra : “nasty S “, superata da quasi tutti in modo pulito. Ecco dunque la famosa rapida più bella decantata da Paolo: “Key rapid”. Si parte con un panettone liquido su cui eseguire un perfetto colpo spinta sul labbro del salto (buff per gli anglofili), quindi breve sosta nella morta a sinistra e poi giù per la chicane a doppia curva da pennellare sino al laghetto finale, onde evitare capovolgimenti per correnti spurie laterali. Ma non c’è tempo per distrarsi e subito si staglia una proboscide di granito su cui l’acqua crea un ventaglio di spruzzi corruschi. E’ “Elephant nose” che va affrontato con determinazione e velocità per superare il punto iniziale, pericoloso per un possibile incastro nella nicchia a destra. Parte CK ma è un po’ lento e riesce ad uscire dalla nicchia solo per un pelo e in eschimo ripetuto. Facciamo tesoro del suo esempio e acceleriamo la propulsione iniziale. Il risultato per tutti sarà uno splendido volo inclinato nel catino ricettivo a valle. Ma la ciliegina sulla torta liquida sarà “Double drop”, un doppio salto che con livello alto diventa un calderone ribollente per dannati intenti ad uscire dal ritorno pravo. Non abbiamo il pienone e quindi usciamo indenni dalla combinazione saltando perfettamente oltre il buco e gioendo come fanciulli appena usciti da scuola. Discesa sublime! Alcuni continueranno sino al “take out” successivo pagaiando per un’altra ora e trovando ancora passaggi e rapide divertenti. Venerdi replicheremo il Kampar e il sabato, non ancora satolli, ci delizieremo nuovamente nel Who, riempitosi nottetempo per una pioggia copiosa provvidenziale. Abbiamo sfruttato appieno la decade a nostra disposizione con 9 discese e ben 8 corsi d’acqua diversi discesi. Ciò è stato possibile grazie all’esperienza di Paolo e al supporto di CK per gli imbarchi e sbarchi, altrimenti quasi sempre difficili da trovare. Il suo aiuto è stato fondamentale anche per capire cosa mangiare poiché nessuno di noi conosceva il malese o i caratteri cinesi. Cibo molto diverso dal nostro, a volte esageratamente speziato e annegato nel peperoncino, nel curry e nel coriandolo. Per fortuna i fermenti lattici che avevo consigliato a tutti hanno evitato lunghe sedute in sala da bagno…
Il fuoristrada è indispensabile, perché le strade per raggiungere i fiumi sono quasi tutte sterrate, nella giungla, e almeno nel Sedim bisogna ricorrere a motocicli oppure portare in spalla i kayak per circa 4-5 km sino all’imbarco, cercando di evitare le sanguisughe e gli incontri con rettili nequittosi. La Malesia è certamente meta di primo interesse e nasconde ancora moltissime perle di rara bellezza che aspettano solo pagaie avide e curiose desiderose di apprezzarne la natura selvaggia.
La Malesia confina con la Thailandia, l’Indonesia e il Brunei e presenta due parti separate da uno stretto di mare. La parte ad est è il famoso Sarawak limitrofo al Borneo. Noi abbiamo pagaiato nella parte ad ovest. La religione di stato è islamica ma molto tollerante nei confronti delle altre fedi, anche perché sono ben rappresentate le etnie cinesi e indù con credi differenti (scintoismo, taosismo, confucianesimo, buddismo e cristianesimo). Molte donne portano quindi il velo ma solo una minoranza il burka integrale.

Partecipanti: Francesco Balducci, Paolo Guglielmetti, Luca Zucchetti, Federico Ciulu, Marco Zoldan, Luigi Volpi, Lorenzo Buzzini.

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