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Zet Five

Zet Five published on

five-web.orange di Paolo Santoné
Il creeker della casa ceca si distingue per una linea tra le più slanciate ed eleganti in questo segmento, caratterizzata da una larghezza ridotta e da un rocker progressivo che è sicuramente uno dei più pronunciati in circolazione. Il volume e il peso tra i più contenuti lo rendono particolarmente adatto per pesi medio-leggeri.

Le misure di questo kayak sono: 270 cm di lunghezza, 65 di larghezza, 300 litri tondi il volume e 20 kg il peso. Le misure, verificate, corrispondono alla realtà, a parte il volume che non ho potuto verificare ma sembra plausibile.
E’ importante considerare che la larghezza massima, già di per sé di 3/4 cm minore della maggior parte dei creeker sul mercato, si sviluppa, per una porzione dello scafo piuttosto limitata, all’altezza del sedile; la parte anteriore è quindi ancora più stretta e filante.
All’aspetto slanciato della punta contribuisce anche lo sbalzo, molto pronunciato anteriormente e che va decrescendo verso la parte posteriore. Si pensi che, con lo scafo appoggiato a terra, la punta è ben 14 cm più alta della coda: 40 cm è infatti l’altezza da terra della punta, alla linea di giunzione dello stampo, contro i 26 cm della coda. Quest’ultima è tronca, come ormai in uso nella maggior parte dei kayak fast creeker.
Il fondo è planante e decisamente piatto, specialmente nella sezione mediana, ma si distingue per l’assoluta assenza di spigoli. I fianchi sono arrotondati. In controtendenza anche la posizione del pozzetto, che abbiamo visto in molti nuovi modelli piuttosto arretrata (Zen, Phantom, Phoenix) e sul Five è invece avanzata quasi come su un kayak slalom, così che anche la sezione posteriore appare snella è slanciata. Il rocker, come abbiamo visto molto pronunciato, è continuo e progressivo.
Il look di questo scafo è quindi nell’insieme accattivante, piuttosto grintoso e filante, alcuni aspetti però, a un’osservazione attenta, deludono un po’. A cominciare dalla finitura dello stampo, con i bordi che escono lievemente in fuori, accentuando la linea di giunzione delle due valve, con un effetto non proprio entusiasmante. Anche la superficie del polietilene presenta qualche piccola imperfezione. Sulla coperta è presente un motivo in rilievo (bassissimo rilievo) che riprende il logo della casa, l’effetto lucido opaco non è però molto evidente, e abbastanza deludente. La parte anteriore nel complesso appare spoglia. Molto più accattivante invece se il motivo viene evidenziato con un colore a contrasto, come sulle barche del team ufficiale.
Il polietilene poi, che presenta caratteristiche meccaniche di ottimo livello, dal punto di vista estetico però non entusiasma. I colori sono piuttosto smorti e opachi, le tonalità poco accattivanti, spente. Sul giallo, che è uno dei più brillanti, come appare dalle foto, si vedono gli interni in trasparenza.
Le quattro maniglie sono in lega metallica di ottima qualità, comode da impugnare e correttamente posizionate; lo spazio è abbondane sia per la mano che per un moschettone. Manca purtroppo un punto di forza davanti al pozzetto.
L’impostazione interna ripropone l’originale sistema messo a punto sul Raptor e utilizzato poi su tutti i kayak Zet. Il sedile è in semplice espanso ad alta densità, fissato su un longherone in polietilene di forma romboidale, che assolve anche la funzione di irrigidimento dello scafo in corrispondenza dell’abitacolo. I pregi di questo sistema sono il peso contenuto e l’assenza di buchi passanti nello scafo. Trovare l’impostazione corretta non è però, a volte, immediato, ma richiede un po’ di outfitting. Anche i premicosce sono in espanso a cellula chiusa e si possono regolare avanti/indietro. Anche in questo caso può essere necessario un po’ di lavoro per trovare la posizione più corretta e confortevole; personalmente, pur avendo gambe magre, ho dovuto segare via un po’ di espanso per trovare l’impostazione migliore.
Lo schienale è di buona qualità e si regola con i classici cricchetti. Non esiste però nessun’altra possibilità di regolazione, oltre l’escursione dei cricchetti, per cui avendo portato il sedile in posizione avanzata mi sembrava di non riuscire a tendere abbastanza il poggia schiena; ho dovuto smontare il tutto e portarlo da un calzolaio per far accorciare la cinghia di una decina di centimetri.
Una particolare menzione va fatta per il tappo di svuotamento. A differenza di tutti gli altri kayak in commercio il tappo non si avvita “nello scafo” ma “sullo scafo”. Il filetto infatti non è all’interno del buco, ma all’esterno e il tappo viene avvitato sopra. Questa soluzione è stata adottata da Zet perché in caso di smarrimento del tappo è possibile sostituirlo con quello di una bottiglia di plastica standard, tipo coca, aranciata ecc… Ingegnoso.

Prova in acqua.
Finalmente le piogge mi hanno dato la possibilità di provare con più calma il kayak che avevo messo in acqua una sola volta alla fine della passata stagione.
La prima impressione, arrivando dai kayak odierni larghi 67/68 cm, è di una barca non molto stabile, morbida di fianco, ma con poco supporto. Dopo un breve periodo di adattamento però (a cui hanno giovato anche un paio di uscite con la barca da discesa, per ri-affinare l’equilibrio) si prendono le misure e non si hanno più problemi. Anzi diventa molto agevole condurre la barca accentuando il lavoro sui fianchi, operazione facilitata dal sedile abbastanza alto, che permette di svincolare correttamente le anche dal busto.
Con le modifiche fatte all’impostazione, ora il kayak mi calza come su misura, ma l’entrata/uscita, nonostante il lungo pozzetto, non è immediata come su altri modelli (d’altronde ben più grandi), specialmente con la corda alloggiata davanti al sedile. Lo spazio non abbonda; nessun problema invece a livello dei piedi (sono alto 175cm e calzo il 42/43).
Come prevedibile il kayak è veloce e sente molto bene gli spostamenti del peso. Ottima l’accelerazione e la facilitò di planata, specialmente in atterraggio dal boof. La punta, benché di larghezza limitata, ha una buona portanza e sta quasi sempre sopra l’acqua; quando affonda, riemerge rapidamente e senza reazioni strane, continuando la corsa in avanti.
La conduzione è precisa e a differenza di quanto temevo, non mi pare che la barca sia difficile da correggere una volta impostata una traiettoria, o possa prendere direzioni inaspettate, come accade a volte su alcuni creeker di questa classe. Allo stesso modo non ho rilevato mancanza di precisione, nonostante l’assenza di rails sul fondo.
E’ d’altra parte un kayak che per essere sfruttato e apprezzato al meglio necessita di una tecnica sicura ed evoluta.
Vuole essere condotto in modo dinamico e pro-attivo, ha bisogno di un conduttore “sul pezzo” altrimenti, da buon purosangue, può disarcionare. Ma è comunque meno scorbutico del suo più diretto concorrente, il Pyranha 9R, che a causa degli spigoli vivi, è più nervoso.
In sintesi un kayak davvero divertente e performante, un creeker moderno, adatto a una conduzione sportiva, una delle più valide alternative presenti sul mercato per paddlers leggeri o medio-leggeri. Gli altri non si deprimano, è appena uscita la Cross, sorella maggiore della Five, che pare anche più user friendly. Presto proveremo anche quella.

Mi piace di più Mi piace di meno
  • Velocità
  • Comportamento dinamico
  • Facilità di planata
  • Boof
  • Linea
  • Leggerezza
  • Finiture estetiche migliorabili
  • Spazio interno un po’ limitato

I kayak Zet sono distribuiti in Italia da Alpin Action

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