Skip to content

Dragorossi DR9

Dragorossi DR9 published on

dr9 di Paolo Santoné
Questo nuovo kayak da nove piedi segna l’ingresso del marchio italiano nel settore più caldo del momento: quello dei race creeker, o fast creeker, caratterizzati appunto da lunghezza intorno ai 270 cm, generoso volume e linee aggressive.

Rispetto ai modelli precedenti (88 e 77), affidabili e sicuri ma privi di grande carattere, questo kayak presenta linee molto più filanti e moderne, in linea con la richiesta del mercato e con i prodotti della concorrenza.
La punta è bella alta, con buon volume e discreta portanza. Il volume è importante (340 sono i litri dichiarati), ma ben distribuito e non appesantisce l’aspetto agile dell’imbarcazione.
La coda è in controtendenza, arrotondata e non tronca, con linee piuttosto morbide, il volume è elevato dietro al pozzetto e si assottiglia gradualmente verso l’estremità, curiosa la leggera concavità, sul fondo, nella parte terminale. Il rocker è continuo e progressivo. Il fondo è del tipo semiplanante, senza rail marcati, i fianchi sono morbidi e progressivi. In coperta sono presenti nervature ondulate, che oltre a creare un motivo irrigidiscono anche lo scafo. La grafica è quella classica della linea DragoRossi, un po’ ridondante ma nel complesso gradevole. Anche le maniglie sono quelle comuni a tutta la linea, datate e non particolarmente tecniche, ma hanno, se non altro, il pregio di essere comode e facili da impugnare, lo spazio per la mano non manca. E’ presente anche un punto di forza in inox difronte al pozzetto. Il polietilene mi sembra un’ottimo compromesso tra rigidità ed elasticità, in questo campo mi pare che la casa lombarda abbia fatto, negli ultimi anni, notevoli progressi. Non altrettanto buona, invece, la qualità dell’espanso dei longheroni.
Il sedile, disponibile in due taglie M e L, è comodo, ben contenitivo e favorisce una corretta postura. Valido e confortevole anche il supporto lombare, anche questo già collaudato sui modelli precedenti.
So di ripetermi, ma quello che a me non piace è il sistema di ancoraggio del sedile, che prevede quattro fori passanti proprio sulla linea di galleggiamento. Non che nel normale utilizzo la cosa crei particolari problemi, a parte il fastidio di un kayak non perfettamente stagno, ma concettualmente lo trovo poco opportuno: meno fori nello scafo ci sono, meglio è. Ormai molti costruttori hanno optato per la soluzione di fissare il sedile al bordo interno del pozzetto (sistema semplice ed efficace) o altri sistemi che evitano comunque fori passanti, a maggior ragione sotto o in prossimità della linea di galleggiamento. I premicosce sono i medesimi dei modelli precedenti e, di serie, sono fissati con quattro viti all’esterno del pozzetto e sono regolabili in diverse posizioni. Poiché però, rispetto ai modelli precedenti, il pozzetto è ora di dimensioni più ampie (il che va a tutto vantaggio della sicurezza), anche la posizione dei premicosce risulta più larga e mi sembra che le gambe restino un po’ troppo divaricate; questo agevola il controllo dell’equilibrio, ma rende meno efficace la componente di spinta dei piedi, essenziale per la ricerca della velocità. Si tratta naturalmente anche di opinioni e gusti personali, altri probabilmente li trovano comodi. Infatti parlando con Diego Zanga, il boss di DragoRossi, ho saputo che era stata provata una versione con i premicosce fissati all’interno del pozzetto, ma è stata poi preferita l’altra soluzione; la versione con i premicosce più stretti è disponibile però su ordinazione. Personalmente ho adottato una soluzione intermedia (ultima foto), fissando i premicosce con una vite fuori e una dentro al pozzetto, e ora per me sono perfetti.
Un altro piccolo problema è costituito dal bordo interno del pozzetto che presenta una specie di aletta, di taglio, proprio dove il kayak appoggia nel trasporto a spalla. Il peso è nella media del settore, ma essendo superiore ai venti kg. lo trovo un po’ elevato, anche in questo caso mi ripeto, ma vorrei che i costruttori si impegnassero di più per cercare di contenerlo.

Ma passiamo ora al comportamento in acqua, la parte indubbiamente più interessante. Innanzi tutto bisogna dire che se l’obiettivo era quello di ottenere un kayak veloce, è stato pienamente raggiunto: la DR9 è una delle barche più veloci nella sua categoria. Anche senza essere atleti allenati si percepiscono subito le ottime doti di accelerazione e scorrevolezza. La stabilità primaria non è delle più elevate, a causa del fondo un po’ arrotondato, ma il fianco è morbido e di rado sorprende. La stabilità secondaria mi è sembrata molto buona e nonostante il volume elevato non si ha l’impressione di essere su un “barcone”. Molto morbide e piacevoli le transizioni side to side. Ottimo il boof, ma solo se impostato correttamente. Poiché la punta è sì alta, ma non molto larga, la barca non esegue il boof da sola, ma deve essere condotta nel modo appropriato. Se si arriva molli la punta può affondare, ma riemerge prontamente e senza reazioni impreviste; può capitare che la coda prenda un po’ l’acqua e lo scafo si impenni moderatamente, ma sempre conservando la spinta in avanti e rimanendo controllabile. La manovrabilità è discreta, anche se leggermente minore dei modelli precedenti (anche a causa della maggiore lunghezza). Si tratta certamente di uno scafo che dà il suo meglio se portato con decisione e con una conduzione dinamica, ma si adatta anche ad uno stile più conservativo, pur non essendo questo il più indicato per ottenere le soddisfazioni maggiori da questo kayak. A volte ho riscontrato, specialmente nei passaggi più tecnici, qualche piccola imprecisione nell’impostazione delle linee, ma non saprei se attribuirne la responsabilità al kayak o a miei errori di conduzione, o semplicemente di adattamento all’imbarcazione. Nel complesso però ho ricevuto soprattutto sensazioni positive da questo kayak.
In conclusione direi che siamo di fronte ad un’imbarcazione decisamente più tecnica e performante dei modelli che l’hanno preceduta, che sarà apprezzata maggiormente dai canoisti più evoluti e in possesso di buona tecnica, ma non così ostica da non poter essere condotta anche da paddler meno smaliziati. Una valida alternativa nel segmento dei creeker da nove piedi, anche in considerazione del prezzo di listino contenuto sotto i mille euro.

Mi piace di più Mi piace di meno
  • Velocità
  • Accelerazione
  • Conduzione piacevole
  • Prezzo
  • Sistema di fissaggio del sedile
  • Spigolo nel bordo interno del pozzetto
  • Qualità dell’espanso
  • Peso

A distanza di sette mesi, dopo aver usato questo kayak su acque di diversi tipi, dal volume al creek tecnico, rileggendo questo test ne condivido ancora le conclusioni. Ho imparato ad apprezzare di questa imbarcazione soprattutto la velocità e la morbidezza del fianco, progressivo e dall’ottima stabilità secondaria, che mi ha sempre dato sicurezza, in ogni situazione. I difetti più grossi rimangono, a mio avviso, il peso e la perdita di direzione in alcune situazioni, problema quest’ultimo che forse nasce da miei errori o leggerezze di conduzione. Nel complesso la DR9 mi ha dato molte belle soddisfazioni in questa stagione.

Please follow and like us:
Facebook
Twitter
Google+
http://www.paddlingitaly.com/dragorossi-dr9/">
RSS
Follow by Email